I tre maestri di Funakoshi: Anko Azato

di Fabrizio Comparelli

 

Tra i maestri che più hanno influenzato la vita non solo marziale di Funakoshi, va senz’altro annoverato Anko Azato (1828-1906). Questi, oltre ad essere uno shizoku (la classe sociale che sostituì quella dei samurai dopo la restaurazione Meiji), era un tonochi, ossia un proprietario terriero, e sua proprietà era infatti il villaggio omonimo situato tra Shuri e Naha. Azato ci è noto unicamente per essere stato uno dei maestri di Funakoshi, altrimenti, e con ogni probabilità, di una delle più affascinanti figure marziali di Okinawa avremmo conosciuto forse solo il nome. In gioventù fu anch’egli, insieme a tanti altri giovani “benestanti”, allievo di Matsumura, dal quale forse apprese lo Jigen-ryu di cui era anch’egli maestro riconosciuto, e fu uno dei più famosi esperti di lotta di Okinawa. Tuttavia, eccezion fatta per Funakoshi, non gli si conoscono altri allievi, cosa che rientra nella logica dell’esoterismo nella trasmissione delle arti marziali antiche. Da tramite per l’ancor giovanissimo Funakoshi fu il figlio maggiore di Azato, che di Funakoshi era coetaneo e compagno di scuola. Apprezzandone la passione (e forse anche grazie alle pressioni del padre di Funakoshi), Azato accettò quel giovane allievo, rifiutandosi però costantemente di addestrare il proprio figlio, che affidò invece ad Itosu. Una volta pare che Azato abbia confidato a Funakoshi: “Fin dai tempi più remoti è nota la difficoltà di essere maestri del proprio figlio, e così si è diffusa la pratica di scambiarsi i bambini, lasciando ad altri l’educazione dei propri figli e viceversa. Ti insegnerò molte cose sul karate; ti prego di insegnare tutto quello che impererai a mio figlio”. Non so se questo avvenne veramente, tuttavia il figlio d’un valente guerriero come Azato non divenne mai un maestro famoso. Gli allenamenti si svolgevano di notte nel cortile della casa di Azato. L’abitazione di Funakoshi era abbastanza distante e il giovane allievo rientrava ogni giorno a casa all’alba, tanto che i vicini, vedendolo rincasare a quell’ora, pensavano che frequentasse locali di piacere: Funakoshi non smentì mai, il dovere di tener segreta la pratica del karate era più forte. Anche per quanto riguarda Azato, Funakoshi riporta alcuni interessanti aneddoti. Il karate ‘delle origini’ (ossia l’Okinawa te o Tode) doveva essere un metodo di lotta estremamente efficace e cruento, se i maestri riconosciuti di tale arte erano rispettati e considerati invincibili. Non troppo radi dovevano essere anche i duelli, anche se i resoconti di Funakoshi sono già ammantati e avvolti nell’alone leggendario del mito: per esempio lo scontro di Azato contro Yorin Kanna, famoso schermidore nonché espertissimo sia nei classici giapponesi e cinesi. Azato, che pur si riteneva il miglior spadaccino di Okinawa, si presentò al duello disarmato e sconfisse il suo avversario, che invece era regolarmente armato di spada, grazie alla velocità dei suoi spostamenti e dei suoi contrattacchi. ‘Mitiche’ dovevano essere anche le dimostrazioni di tecniche fulminee ma controllate che lasciavano a bocca aperta gli interlocutori, come ed esempio nel caso di quell’uomo che ebbe l’ardire di chiedere ad Azato la dimostrazione di un ippon-ken: Azato, dunque, pregò l’uomo che gli aveva rivolto tale domanda di attaccarlo, il maestro schivò fulmineamente il colpo e contrattaccò quasi all’istante con un ippon-ken diretto al plesso solare e bloccando la tecnica, a detta di Funakoshi che forse era presente alla dimostrazione, alla distanza dello spessore di un foglio di carta (decisamente un bell’esempio di controllo!). Azato doveva essere anche un’abile stratega, poiché possedeva una lista dettagliata degli esperti di lotta presenti ad Okinawa con le loro caratteristiche: per vincere, diceva il maestro, bisogna conoscere pregi e difetti del proprio avversario. Quando Funakoshi ci racconta i suoi ricordi o gli aneddoti, i suoi due maestri erano già morti da tempo, e il ricordo di questi uomini eccezionali, già miti durante la loro vita, doveva ormai essere divenuto di già leggenda nella memoria di quell’allievo riconoscente che Funakoshi sempre fu nei confronti di tutti i suoi maestri. E tuttavia i ricordi più struggenti riguardano, sempre, la loro umiltà e la modestia nei confronti degli altri esseri umani, una lezione che poco ha di specifico con il karate, essendo una caratteristica che dovrebbe essere comune ad ogni uomo. Tanto più che i due, per quanto riguarda la lotta, avevano visioni, sembra, diametralmente opposte. Azato, da quanto si riesce a dedurre, era fautore di uno stile estremamente mobile, dove le tecniche dell’avversario dovevano essere schivate o deviate e gli attacchi dovevano essere fulminei e precisi (‘gambe e braccia come spade’, ripeteva spesso Azato). L’aneddoto dell’incontro con lo schermidore Kanna esemplifica questa pratica di lotta. Azato era alto, e a Funakoshi ricordava un antico samurai. Suo amico e compagno dall’allenamento presso Matsumura, fu Anko Itosu.