HACHIME
eventskarate 27 aprile 2010
Di M. Ilio Semino 26-02-10
…sono
accosciato sul lucido pavimento di legno verde scuro perfettamente liscio e
levigato. Dalle finestre socchiuse entra l’aria di nebbia di Milano, i vetri
sono appannati per lo sbalzo termico tra il freddo esterno ed il caldo umido di
sudore del Dojo. Attorno a me grandi gocce di sudore testimoniano le recenti
fatiche, frutto di interminabili scambi di tsuki e geri durante l’allenamento di
kihon kumite, praticato a giro per oltre un’ora, con quasi tutte le quaranta
cinture nere presenti nella sala, immediatamente dopo una lunghissima serie di
fondamentali.
La giacca del karategi è zuppa, rigida come duro cartone, la stringa dei calzoni
lascia un segno rosso e fastidioso attorno alle anche, l’arsura incendia le
ascelle e l’inguine…
Ora è il momento del combattimento libero, jyiu kumite.
I miei compagni di lezione sono sparpagliati attorno, ognuno concentrato verso
il momento in cui il Maestro lo chiamerà a combattere. Osservo i loro sguardi:
stanchezza e voglia di cominciare...
Al centro della pedana i due contendenti di turno si muovono con competenza, e
si scambiano rapidi colpi scanditi dalle battute dei piedi sul parquet; i veloci
spostamenti producono fischi tra il pavimento ed i loro callosi talloni.
Sono combattimenti duri, fisici e senza troppi fronzoli, i colpi e le parate
producono sordi rumori, i contrattacchi sono accompagnati da isterici kiai.
Ogni tanto uno dei due viene colpito più forte, e l’incontro è interrotto dal
Maestro che, osservando il contuso con indifferenza ed impazienza, attende di
ridare il via. Non appena il combattente annuisce e manifesta la sua
disponibilità a ricominciare, l’altro lo saluta, entrambi pronunciano un sonoro
Oss e l’incontro riprende...
Osservo i compagni attorno a me: dai diciotto ai quarant’anni, li conosco tutti,
sono tutti forti, seri e determinati. Nessuno di loro vuole sfigurare di fronte
al Maestro ed ai compagni. Molti fanno parte della rosa della Nazionale, hanno
combattuto in tutto il mondo, hanno conquistato titoli e rispetto. A volte sono
tornati feriti, ma mai nell’orgoglio…
Penso a quale di loro mi capiterà allorché il Maestro mi chiamerà al centro per
combattere, uno vale l’altro, tutti hanno i colpi del campione, tutti incutono
rispetto, timore, paura...
Il cuore batte più forte, l’adrenalina è in circolo ed attraverso qualche
misterioso processo chimico – psicologico, limita l’effetto dell’acido lattico;
il sudore brucia gli occhi, mi alzo, sgranchisco le gambe e scuoto la testa per
liberare le tensioni cervicali.
Il Maestro pronuncia il mio nome, stringo la cintura e deciso raggiungo il
centro del tatami….
Improvvisamente mi accorgo che tutte le tensioni sono scomparse, non ascolto il
nome del mio avversario, sono concentrato e sereno: mi accorgo che non ha più
importanza sapere chi sarà colui che mi troverò dinnanzi quando inizierò a
combattere contro me stesso, contro le mie debolezze, le mie ansie e le mie
paure……
Hachime!