I parametri di eccellenza di un atleta.
Di: Emanale Gueli e Roberto E. Vannoni
La luce, come regola naturale, possiede la proprietà, quando attraversa mezzi differenti, di seguire il percorso più breve ( Principio di Fermat).
Possiamo applicare questo principio ad un combattimento generico e, in particolare, al “Kumitè”, nel quale, la tecnica perfetta minimizza il tempo di azione impiegato.
Infatti, qualsiasi “ritardo” nella esecuzione di una tecnica, ci espone al rischio di essere probabilmente colpiti. Possiamo applicare lo stesso ragionamento alle tecniche di difesa e alle “parate” in particolare: se effettuate meno velocemente ci espongono al rischio di essere colpiti.
Un altro criterio da considerare è quello della efficienza.
La tecnica che la massimizza è in effetti quella da utilizzare: si tirerà, quindi, un mawasci medio al posto di un mae gerì se la schiena dell’avversario risulterà scoperta.
Anche il “risparmio di energia” o “minimizzare l’energia spesa” può essere un parametro indicativo per un atleta. Un eccesso di lavoro muscolare indica che la tecnica non è portata correttamente così come troppa potenza nell’effettuare il colpo può essere controproducente in quanto verrà sanzionata dall’arbitro come “ controllo”.
Dall’anatomia abbiamo imparato che il corpo umano possiede delle armi .
Nel karate da gara parliamo di quattro armi: che sono i calci e i pugni. In altre discipline da gara come la “Muay Thay” o “ Boxe Tailandese” parliamo di 8 armi, se includiamo le ginocchiate e le gomitate.
Il principio è comunque lo stesso: un colpo generato dalla “articolazione” può raggiungere i punti compresi in un cono geometrico , al cui “vertice” vi è l’articolazione stessa e la cui “ base” è formata dai punti del cerchio raggiunto dalle estremità. In un calcio , l’estremità può essere il “collo del piede”.
Se vogliamo massimizzare l’efficacia bisogna vedere all’interno del cono suddetto, quali sono le zone che possiamo colpire più facilmente.
Il combattimento ideale o quello a cui si dovrebbe tendere nel cercare di raggiungere la “perfezione” si ottiene tanto più si seguono le “regole matematiche” e la tecnica migliore è quella che massimizza i “ funzionali d’azione”.
Il tendere alla perfezione porta al miglioramento del Se’, ci fa aspirare ad un maggior ordine positivo, cercando di debellare così l’errore .
Sappiamo che il livello di disordine è stabilito da una quantità fisica che si definisce entropia.
Per il 2° Principio della termodinamica , l’entropia di un sistema lasciato a se stesso, ossia spontaneamente, tende ad aumentare. Quindi qualsiasi cosa spontaneamente tende al disordine e quindi alla morte. Se lasciamo un pezzo di ghiaccio esso tenderà a sciogliersi portando un aumento del disordine delle sue particelle.
Il migliorarci, il tendere alla perfezione è come riportare questo sistema dal disordine all’ordine.
Un agente esterne, un principio regolatore per cercare di ridurre l’entropia.
Questo lo si vede in tante attività umane che dal caos cercano di riordinarlo.
E’ quello che succede anche nello sport e nelle arti marziali e in particolare nella nostra palestra.
Tutte le persone che vi partecipano tendono a ridurre questa entropia. Questo avviene sia attraverso la nostra volontà, coraggio e intelligenza e sia attraverso l’impulso regolatore , metodico e ispiratore del nostro grande maestro il Maestro Vitaliano Morandi. Egli è un generatore d’ordine sia nello sport, portando gli allievi a dei risultati “eccezionali” che da soli non potrebbero mai raggiungere. Ma egli ci aiuta anche a potenziare le nostre qualità umane e i nostri ideali per far si che il disordine si riduca anche nella vita di tutti i giorni al di fuori della palestra.
Il piccolo contributo che vogliamo dare, agli amici delle palestre, è quello di fornire ulteriori strumenti di miglioramento a questi atleti, che permetta la crescita, la riduzione dell’Entropia”,
Si può tentare quindi di tracciare un “profilo tecnico” per ogni atleta, una sua griglia di riferimento che utilizzi vari parametri per tracciare un profilo più reale possibile delle sue capacità.
Possiamo definirla come la capacità di portare i colpi in maniera corretta tecnicamente e stilisticamente.
Tc= ( Jaco-tsuki + Kizami-tsuki + Mawasci-keri + Uuramawasci-keri + Mm.medio + Spazzata)/6= (Js + Ks + Mk+ Uk + Mm + Ss) / 6.
Possiamo dare ad ogni tecnica un valore da 1 a 10 e quindi possiamo poi farne la media.
La Tattica si può definire come la media della somma degli “espedienti tattici”.
Tt= ( Aanticipo + Rrimessa + Ooccupazione-centro + Ctecnica d’incontrista) / 4
Tt= (Aa + Rr + Oo-c + Ct-i) / 4
Come sopra per ogni parametro un voto da 1 a 10 e poi si fa la media.
Esso si può definire come la media tra la P=“Postura di Combattimento” ( che definisce lo stile) e K= “ Kimè” (che definisce la “potenza” di una tecnica ) e la F= Flessibilità ( che definisce la capacità dei nostri muscoli e dei nostri colpi di allungarsi). La flessibilità fa si che il “cono” di cui parlavamo sopra diventa più alto e più lungo.
E= ( Postura-c + Kimè + Flessibilità ) / 3
E= ( P + Ki + Fl ) / 3
Come sopra per ogni parametro un voto da 1 a 10 e poi si fa la media.
E’ il “ fiato” , ossia il numero medio di incontri senza andare in ipossia .
R = < N>
Essa si può definire come il numero medio di tecniche replicate in combattimento.
C = <M>
Questi 5 parametri definiti per ogni atleta, possono dare origine ad un valore medio finale:
<P> = ∑ (Tc + Tt + Ee + Rr + Cc ) / 5
I parametri Tc , Tt , Ee, possono essere compattati in un solo Wtte= Tc + Tt + Ee
Quindi il parametro <P> = ∑ ( Wtte + Rr + Cc ) / 3 è dato dalla somma di 3 variabili.
Questi descrizione con l’aiuto dei nostri colleghi può essere suscettibile di miglioramento e approfondimento, sia come numero di parametri e sia dal “ peso” che si possono attribuire a certi parametri a seconda della disciplina marziale intrapresa.
Ossia per ogni parametro Tc, Tt, Ee, Rr , Cc potremmo definire un peso particolare da 0 a 1 come estremi che permetta a secondo della disciplina mettere in evidenza quello che sono le caratteristiche richieste dalla disciplina stessa.
Per esempio nel pugilato il parametro resistenza, ossia “fiato”, Rr , assume una importanza fondamentale rispetto ad altre discipline marziali . Oppure la “potenza”, Kimè, è un altro parametro critico di successo. Mentre il parametro della “ flessibilità” in questa disciplina avrà un importanza senz’altro più marginale .
Quindi potremmo riscrivere la nostra equazione nel modo seguente:
<P> = ∑ (P1 x Tc + P2 x Tt + P3 x Ee + P4 x Rr + P5 x Cc ) / 5
La nostra speranza è di essere riuscito a fornire un “quadro tecnico” , una griglia di riferimento che ci permetta di inquadrare i nostri punti di forza ma anche le nostre aree di miglioramento e di potenziamento e sia strumento di crescita sia personale che per l’intero gruppo.