Il senegalese arbitro di karate a Venezia
Ibrahim Thiam è l'unico arbitro nero in Italia. Insegna in una
palestra di Noale e per vivere lavora nella cucina di uno dei più
importanti alberghi della Laguna
Fonte
http://www.stranieriinitalia.it
di
Andrea Gagliardi
(ASI) - VENEZIA - E' stato campione d'Africa di karate. In Italia è
l'unico arbitro nero di questa disciplina, dopo che un altro arbitro
marocchino ha preso la cittadinanza italiana. Ibrahim Thiam, 55
anni, senegalese, originario di Kaolack, laureato in agronomia, vive
a Venezia ed è in Italia dal 2001. "Ho iniziato a praticare il
karate nel 1972 - racconta a Stranieriinitalia.it - in Senegal ero
insegnante e arbitro. Ed è proprio arbitrando che sono entrato in
contatto con i dirigenti della federazione italiana".
La decisione di venire in Italia nasce dal desiderio di continuare
ad allenarsi in un ambiente molto qualificato, rinomato soprattutto
per i metodi all'avanguardia nell'insegnamento del karate ai
bambini. Ibrahim Thiam, quinto "dan", insegna da sei anni in una
palestra di Noale alle cinture marroni e nere. Ma il suo titolo
ufficiale è quello di arbitro federale.
"Ho lavorato subito in Italia in questo settore, a cominciare dagli
Open d'Italia del 2001, la più grande competizione internazionale a
livello agonistico, che si svolge ogni anno in Lombardia. Con il mio
titolo posso arbitrare anche gli incontri a livello regionale. E
infatti mi capita spesso la domenica di essere mandato in giro dalla
federazione veneta".
Il lavoro di arbitro viaggia parallelo a quello di lavapiatti nel
più importante albergo di Venezia, l'hotel Danieli. "Mi pagano bene
- racconta - ma gli inizi sono stati difficili. Ero ospite da un
cugino e mi arrangiavo con lavoretti di volantinaggio. Ho fatto
anche le pulizie in occasione della Biennale di Venezia qualche anno
fa. Ora mi sono stabilizzato al Danieli. E ho abbastanza tempo
libero per dedicarmi all'insegnamento e all'arbitraggio, che sono le
due cose che amo di più".
Ibrahim vive in affitto a Venezia con un gruppo di connazionali.
L'obiettivo è di continuare a lavorare altri 10 anni, fino alla
pensione. Nel frattempo dovrebbe raggiungerlo in Italia anche la
moglie. "Ma prima di lei verrà mio figlio più piccolo di 16 anni.
Gli altri tre vogliono restare in Senegal".
(20 marzo 2007)
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