INTERVISTA AL MAESTRO TAIJI KASE
(Budo International Magazine 2001)
D: Maestro, ci può dire come è riuscito ad affrontare il Karate dopo aver avuto questo problema di salute?
MK: Dopo aver superato la fase peggiore del mio attacco di cuore, ebbi una
grande sorpresa. I dottori mi dissero che nel tempo avevo accumulato molto
liquido nei polmoni.
Non capivano come mai io non me ne fossi mai reso conto e tutto questo non fosse
successo prima, ma in realtà non ho mai avuto problemi con la salute.
Riguardo il mio recupero, è importante tenere a mente l�esperienza di Yoshitaka
Funakoshi. Nonostante fosse malato e passasse la maggior parte della giornata a
letto, la notte indossava il karategi ed era forte e dinamico come se nulla
fosse successo.
Questo è il motivo per il quale durante il mio ricovero ho pensato a questo e
deciso di accettare la sfida. Con il Karate si possono superare i problemi,
inclusi quelli di salute. I dottori mi avevano detto che sarebbe stato bene
fermare l�attività di pratica e di insegnamento a abbandonare completamente.
Così, durante la degenza ricordai anche l�esperienza di Sensei Egami, un altro
degli insegnanti dal quale ricevetti parecchie lezioni. Anch�egli era molto
malato e aveva subito diversi interventi chirurgici, che tra l�altro gli
causarnon difficoltà respiratorie. Egami recuperò il suo respiro in un modo
molto particolare, ed in seguito era solito dire: -Ok, ora vi spiego-. Lasciava
che lo attaccassero e applicava difese e contrattacchi dei quali la maggior
parte erano potentissimi.
Ecco perché ho deciso di imparare dai miei predecessori e sperimentare le stesse
cose. Così, anche se non potrò stare sempre bene, manterrò una potenza esplosiva
per un breve lasso di tempo, per poi recuperare lo sforzo.
D: Chi furono i Maestri del Karate dai quali ricevette gli insegnamenti?
MK: Noi tutti eravamo mebri dello Shotokan-Dojo ed ufficialmente lo Shihan
(maestro di alto grado) era Gichin Funakoshi ed il secondo Shihan era Yoshitaka
Funakoshi (suo figlio).
Un altro mio istruttore fu Hironishi Genshin. Ma in aggiunta a questo, seguivamo
lezioni alla Karate University.
Una volta a settimana, in via ufficiale, venivano invitati diversi istruttori,
come Funakoshi Gichin e Yoshitaka, Hironishi, Kawata, Okuyama, Hayashi, Uemura,
Kubota ed altri.
Quindi, l�educazione non era generalmente compresa, assimilata, dato che eravamo
influenzati da diversi insegnanti. Inoltre una volta a settimana un istruttore
veniva invitato alla Università di Senshu.
D: Maestro, ci ha parlato a lungo di Sensei Okuyama Tadao che capiamo fosse,
ed ancora è, una persona molto speciale. Ci parli di lui e del perché lo
apprezza così tanto.
MK: devo tornare indietro ai giorni in cui le 5 Università Shotokan effettuavano
gli esami per l�ottenimento dei Dan tutte insieme. In questi esami i Kata, il
Kihon e il Kihon-Kumite erano praticati e gli insegnanti Senior li
valutavano.Gli studenti facevano Kumite con loro, accadeva spesso che un Senior
facesse Kumite con uno studente.
Questo momento al quale mi ricollego era davvero sensazionale. Il Senior attaccava con straordinarie potenza e velocità, lo studente non riusciva neppure a reagire. Non c�era modo di difendersi dal Sensei Okuyama, il suo pugno era di fronte al tuo viso prima che tu capissi cosa stava accadendo. Eravamo molto impressionati dalla sua abilità.
D: Può raccontarci del Maestro Yoshitaka Funakoshi e del perché è così
importante la sua influenza nell�evoluzione del Karate Shotokan?
MK: Quando cominciai la pratica i nostri Senior ci dissero che il pioniere del
Karate era Sensei Gichin Funakoshi ma che l�evoluzione, anzi la rivoluzione e lo
sviluppo erano stati apportati da suo figlio Yoshitaka. Il suo Karate era più
rapido, più forte e più dinamico.
Egli ricercava l�efficacia. Voleva capire se le tecniche fossero efficienti
contro gli attacchi.
Bisogna capire che la grande svolta del Karate di Sensei Yoshitaka rispetto a
quello di Sensei Gichin Funakoshi è stata possibile grazie all�introduzione del
concetto di tecniche di O-Waza (tecniche di lunga distanza), portate in potenza
e massima velocità.
Ciononostante, Gichin Funakoshi disse addirittura che il Seite (quando un
braccio difende e l�altro contrattacca) è importante ma non quanto l�Hente
(difesa e contrattacco con lo stesso braccio)- Hente è direttamente collegato
alla pratica di Ko-Waza. Proprio per questo è importante capire il concetto di
O-Waza e la sua storia. Non ci dilungheremo eccessivamente su questo punto, ciò
che in realtà conta è l�avere la padronanza sulle tecniche di O-Waza allo scopo
di essere efficaci con quelle di Ko-Waza (tecniche di corta distanza).
Diciamo che la tecnica di uno Tsuki (pugno) dalla distanza di 1 m impieghi un
tempo che chiameremo �X�.
Bene, quel che Yoshitaka faceva era aumentare poco a poco la distanza, arrivando
anche a 2 o 3 m, cercando di portare la tecnica nello stesso lasso di tempo.
Questo la rendeva molto più efficace e qui troviamo l'importanza della posizione
di Fudo-Dachi.
Durante la guerra gli antichi Samurai davano grande importanza ai movimenti di
Ko-Waza trovandosi nella necessità di un�azione immediata, dato che a quella
distanza le loro vite erano continuamente in pericolo.
Più tardi, in tempo di pace, lo spazio per le tecniche veniva aumentato ed erano
così le O-Waza ad essere considerate come metodo di allenamento.
Nel Kendo, per esempio, le tecniche di lunga distanza venivano usate come
esercizio per rafforzare e valorizzare il corpo. Un buon utilizzo di questo
sistema di allenamento aiuta a preparare i muscoli per poter poi praticare
Ko-Waza efficacemente.La posizione di lavoro preferita da Gichin Funakoshi era
il Kiba-Dachi (posizione del cavaliere).
Yoshitaka osservò tutto ciò e dopo alcuni esperimenti creò la posizione di
Fudo-Dachi, con il suo stile più esplosivo e con le tecniche di lunga distanza.
La ragione della nascita di questa nuova posizione è che queste tecniche portate
da una posizione frontale perdevano molta della loro efficacia.
Lo stesso accadde con altri movimenti. Dal Fudo-Dachi cambiamo direzione nel
massimo della velocità e della stabilità, cosa che nonaccade con altre
posizioni.
Un chiaro esempio della profondità, della distanza e della mira nell�avanzamento
di una tecnica di Tsuki(pugno) è la sequenza : Fumi-Komi - Soe-Ashi - Gedan
Tsuki - Soto Uke del Kata Enpi.
D: Quando vide Yoshitaka Funakoshi per la prima volta?
MK: Era il 1944. Normalmente la lezione dei principianti era tenuta da Sensei
Hironishi, ma un giorno arrivò un nuovo Sensei. Non conoscendolo, io chiesi chi
fosse, e mi dissero che era il Waka Sensei (giovane Sensei), figlio di Gichin
Funakoshi. In quella lezione Sensei Yoshitaka ci spiegò come dare il calcio
Mae-geri lentamente, e senza poggiare la gamba anche come eseguire lo Yoko-geri,
poi trattenendo lo Yoko-geri, spiegò come eseguire il Mawashi-geri.
Dopo ci disse: ora vi mostrerò come eseguirli normalmente e diede 3 calci così
veloci e forti che ricordo ancora il flash bianco del karategi e un rumore che
ricordava la tempesta. Fummo davvero impressionati.
I Seniors dicevano che assistere all'esecuzione dei Kata di Sensei Yoshitaka
metteva addosso una sensazione di pericolo imminente.
Questo è il modo, dicevano, in cui un Kata deve essere eseguito. Chi guarda deve
sentire, percepire la vibrazione della forza interiore e la determinazione. Se
chi assiste non sente niente significa che il Kata non è ben eseguito, cioè
siamo di fronte ad una �ginnastica� o a una �danza� del Kata.
D: Maestro, lei ha sempre parlato dell'importanza dell�Hara e del respiro. Ci
parli un pò di questo?
MK: L�importanza dell'Hara (posto 3 cm sotto l�ombelico) nel Budo ha una doppia
origine.
Da un lato troviamo la meditazione Zen.
Nello Zen venne scoperto che oltre alla normale respirazione toracica nei
polmoni, l�aria può essere condotta in basso, respirando, verso il centro del
corpo, l'Hara, appunto.
Dall�altro abbiamo i Samurai, tra i quali fu notato che al posto della forza
delle spalle, era possibile usare un punto posto più in basso, e indicarono l'Hara.
Si resero conto che le tecniche erano più efficienti ed avevano più probabilità
di successo.
Già il Kendo, lo Ju-Jutsu etc, esistevano in Giappone come Arti del Budo, ed a
poco a poco questa direzione fu seguita nel Karate-Do, respirando nella seguente
maniera:
- Spingi l'aria verso l'Hara, tienila compressa in quel punto ed usa questa
energia extra per rendere più potenti le tecniche.
- La corretta respirazione verso l'Hara e la conseguente compressione permettono
lo sviluppo della forza essenziale in alcune tecniche, come lo Sanbon-Tsuki,
Sandan-Tsuki o nell�Hente. Col semplice respiro polmonare questo non è
possibile.
D: Lei ha parlato di concetti importanti e sconosciuti, come il TOATE. Può
darcene una semplice spiegazione?
MK: Toate significa toccare senza contatto fisico. Per esempio, bloccando
ripetutamente un attacco in maniera vigorosa, con una profonda concentrazione e
con la respirazione corretta, una volta chi attacca sentirà come se avessimo
bloccato l�attacco anche se non lo abbiamo fatto.
Sarà dubbioso. Ma in realtà c�è molto di più e sono in pochi, Sensei Egami e
Sensei Yoshitaka fra questi, ad averlo studiato per intero.
Ad un livello superiore, alcuni Maestri del Budo o Samurai erano capaci di
paralizzare degli uccellini o dei pipistrelli senza sfiorarli.
Si concentravano su di essi, fissandoli, e col il respiro o il Kiai li
paralizzavano per il tempo necessario a trafiggerli.
D: Quali elementi della pratica del Budo lei vorrebbe enfatizzare?
MK: Una delle parti più importanti è senza dubbio la combinazione delle
tecniche. Ma non devono essere casuali.
Quando qualcuno ripete una tecnica come lo Tsuki 500, 1000 o 10.000 volte, deve
guardare dentro se� e sentire cosa prova, perché probabilmente solo 2 o 3 Tsuki
erano corretti (velocità, forza, stabilità), in breve, efficienti. E solo quelle
3 sono importanti, da ricordare.
Dobbiamo essere molto percettivi e capire quando abbiamo eseguito la tecnica
correttamente, e subito guardarci dentro per far sì che ci rimangano impresse le
sensazioni nella mente e nel corpo. Qui sta la differenza tra quantità e qualità
ed è ciò che realmente conta nell�apprendimento e nell�avanzare da un livello
all'altro.
Dunque la prossima volta che esegui quella o un�altra tecnica devi ricercare in
te la sensazione, per integrarla nelle future occasioni.
Ad ogni modo, su 100 esecuzioni, più o meno 2 o 3 saranno corrette. Quindi vai
ogni volta più veloce ed integra la sensazione a sempre più tecniche.
Non basteranno 30, 40 o 50 anni di esercizi e migliaia di esecuzioni se non
noteremo cosa accade in noi ma ci limiteremo a contare le ripetizioni. Non è
abbastanza. Devi capire com'è la tecnica corretta, cosa hai sentito e lavorare
con questa sensazione.
D: Lei
crede che nel Karate-Do o nel Budo ci siano elementi misteriosi o che siano
accessibili a pochi?
MK: No, quello che accade è che nella pratica del Budo devi coprire una lunga
distanza. Molte volte l'hai raggiunto mentre in altre occasioni pensi di essere
vicino ma non ancora arrivato. Perciò nessuno può progredire nel Budo se non
nella misura in cui si passa da un livello ad un altro.
Questo fa la differenza fra i praticanti. Non è importante il numero di anni di
pratica, ma la la corretta pratica durante quegli anni. È l'unico modo di
progredire verso un Karate superiore.
Se qualcuno mi chiede perché noi pratichiamo così tanti attacchi, così
frequentemente ed ogni volta più forti, la mia risposta è che quando sperimenti
le tecniche con le sensazioni, attaccando e ricercando la potenza, la tua difesa
diventa più forte. Quando siamo riusciti ad eseguire un attacco più forte
dobbiamo chiederci se saremmo riusciti a respingerlo.
D: Infine, Maestro, dia qualche consiglio ai praticanti di Karate.
MK: Il mio consiglio per gli studenti di Karate-Do è molto semplice. Dovete
ricordare quel che diceva Gichin Funakoshi, Karate Ni Senti Ashi (Non c'è primo
attacco nel Karate) e capire il concetto, mentalmente e tecnicamente.Dovete fare
tutto il possibile perché chi ha l�intenzione di attaccarvi comprenda ed accetti
che è meglio per lui non attaccare.
Questo è il reale significato del motto Karate Ni Sente Ashi- così l'aggressore
non attacca e non c'è combattimento.
Oss ! Maestro Kase !