Kaisai no Genri
Eventskarate 23 giugno 2010
Nel 1991, in Giappone, Shihan Toshio Tamano, allievo del grande maestro Seikichi Toguchi (caposcuola Shorei-Kan), pubblicava il testo \"Kaisai no Genri\" ovvero la teoria del karate. E\' il primo ed unico libro a parlare della teoria segreta del kata classico, un insieme di antiche norme codificate trasmesse dal maestro Miyagi al maestro Toguchi e quindi al maestro Tamano. Il testo ha avuto un enorme successo in Giappone ed ha aperto una nuova era nella storia del karate. Lasciamo le spiegazioni all\'autore in questa intervista.
D. Shihan,
ci dica a grandi linee di cosa tratta il suo libro.
R. L\'argomento di questo libro è il \"Kaisai no Genri\", la teoria sul come
ritrovare le tecniche segrete di combattimento contenute nei kata classici di
karate. Nel libro ho discusso della relazione tra kata e kumite. Come è noto il
kata di karate è simile ad una forma di danza a solo. Molti karateka non
capiscono perchè dovrebbero praticare \"forme di danza\" per apprendere un\'arte
di combattimento come il karate. Essi pensano che per un\'arte di combattimento
sia auspicabile la sola pratica di tecniche di sparring come il free sparring.
Per questo motivo, sebbene essi pratichino i kata, essi enfatizzano la pratica
del jiyu kumite da competizione. A questo punto penso che sia lecito per questi
karateka passare dal karate al full contact od alla kick boxing. In realtà il
kata di karate non è una danza ma un esercizio a solo di tecniche di
combattimento. Ho voluto rivelare una parte della teoria segreta del kata
classico rivolgendomi ai karateka seri per spiegare il vero concetto del kata.
D. Si ha
quindi l\'impressione che le tecniche di combattimento siano nascoste nel kata:
è così?
R. No anzi
è il contrario. E\' importante sapere che il kata di karate deriva dalle
tecniche di combattimento e non viceversa.
D. Allora
maestro, ci dica cosa è il kata di karate e come fu creato.
R. Il kata
di karate fu creato come un esercizio di tecniche di combattimento. In Cina, in
tempi remoti, fu sviluppata una tecnica di combattimento a mani nude. Col
passare dei secoli, diverse scuole crearono ed accumularono numerose tecniche
tipiche che venivano praticate in forme di allenamento in coppia. Essi trovarono
che era praticamente impossibile ricordare e praticare tutte le tecniche dato
che erano numerosissime. Scoprirono inoltre che detto modo di praticare era
inconveniente sia perchè si aveva necessariamente bisogno di un partner sia
perchè era impossibile nascondere il significato e l\'applicazione delle
tecniche agli occhi delle altre scuole. Da queste considerazioni si sviluppò
l\'esigenza di un nuovo tipo di esercizio. Il risultato fu la creazione della
forma kata che ha una parvenza di danza. L\'evoluzione ultima di questo percorso
è il kata artistico del karate Goju-ryu di Okinawa.
D. Shihan,
ci può dire allora cosa è la teoria del Kaisai?
R. Nella costruzione del kata, gli antichi usarono le tecniche originali di
combattimento che venivano usate in coppia. Al fine di accordare tutti questi
movimenti separati in una forma compatta e continua, furono costretti a
modificare le precedenti. Ad ogni modo essi non le modificarono a caso ma
stabilirono delle regole assai precise sul come cambiarle prima di iniziare a
farlo. Questo significa che se noi siamo a conoscenza di dette regole possiamo
trovare le tecniche originali di combattimento a partire dai kata di karate. Il
fondatore del karate Goju-ryu, il maestro Chojun Miyagi dette il nome a questo
insieme di prescrizioni di \"teoria del Kaisai\", Kaisai no Genri in giapponese.
Se non la conosciamo, non possiamo decodificare le tecniche segrete nascoste nei
kata. Il Kaisai no Genri è come una chiave per decodificare un messaggio
crittografato.
D. E\'
quindi una azione molto grave modificare i kata perchè diviene impossibile
estrarre le tecniche originali, è così?
R. Certamente diventa impossibile. Se il messaggio crittografato non è corretto,
anche conoscendo il codice non possiamo giungere al messaggio originale. Se
modifichiamo un kata le tecniche originali nascoste sono perse per sempre.
D. La
teoria del Kaisai viene insegnata a tutti gli studenti?
R. Tutti gli studenti imparano i kata ma per preservare le tecniche segrete
dagli occhi delle altre scuole, i maestri hanno sempre selezionato uno o massimo
due studenti per generazione cui spiegare questa teoria.
D. Nella
scuola del maestro Miyagi chi è a conoscenza della teoria del Kaisai?
R. Il maestro Toguchi la ha appresa dal maestro Miyagi, personalmente non so di
alcun altro che ne abbia la conoscenza.
D. Quando
ha iniziato a pensare di scrivere questo testo?
R. Non
ricordo esattamente quando ma penso che l\'idea di sviluppare questo testo mi
nacque intorno al 1985 quando mi trovavo in Italia.
D. Perchè
solo in giapponese?
R. Ho pubblicato questo libro in Giappone perchè era mia intenzione dire ai
maestri di karate giapponesi ed ai loro discepoli che la teoria del Kaisai
esisteva ancora. In Giappone molti maestri erano soliti raccontare ai loro
allievi che la teoria fu persa durante la seconda guerra mondiale.
D. Cosa ha
detto il maestro Toguchi del libro?
R. Toguchi Sensei è stato molto felice del libro. Egli ha tenuto un party in mio
onore nell\'occasione della pubblicazione del testo ed ha detto, in quella
occasione, a tutti gli istruttori Shorei-Kan che il mio libro è il suo
testamento per il karate.
D. Cosa si
è detto di questo libro in Giappone?
R. Esso ha
avuto molto successo. La principale rivista giapponese di arti marziali ha
scritto che tutti i praticanti di karate dovrebbero leggerlo. I due quotidiani
di Okinawa gli hanno dedicato ampio spazio ed io ho ricevuto svariate lettere
dai lettori. Sicuramente ho smosso molte coscienze......
D. Shihan,
pubblicherà questo libro anche in altre lingue?
R. In questo momento sto terminando la traduzione in inglese in previsione
dell\'uscita negli Stati Uniti.
D: Shihan,
quanti capitoli contiene il suo libro?
R: Il mio libro \"Okinawan Goju-Ryu Karate\" contiene quattro capitoli che
trattano quattro argomenti diversi. Nel primo capitolo si parla del Kaisai No
Genri (La teoria del Kaisai). E\' questo l\'argomento principale del libro. Nel
secondo capitolo spiego come i maestri Kanryo Higaonna, Chojun Miyagi e Seikichi
Toguchi lavorarono utilizzando la teoria del Kaisai e resero così possibile
l\'evoluzione del Karate Goju-Ryu. Nel terzo capitolo, \"Impressioni sul
Karate\", presento le mie idee per lo sviluppo futuro del Karate stesso; uno
sviluppo verso l\'agonismo e la competizione, ma mantenendo intatte le
caratteristiche originali e dando la possibilità di competere garantendo
l\'assoluta incolumità e sicurezza dei praticanti. Nell\'ultimo capitolo spiego
la storia del Karate di Okinawa. Le sue origini non si conoscono precisamente;
non esistono che pochissimi documenti e quei pochi trattano l\'argomento in modo
marginale. Ho cercato di approfondire le ricerche ed ho riportato in breve le
mie opinioni e supposizioni.
D: Ci può
illustrare in breve il primo capitolo?
R: Il
primo problema che si pone è capire cosa è il kata, come si è sviluppato e a
cosa serve. Capire questo è importante dato che, non conoscendo la teoria del
Kaisai, non si riesce a capire che nesso vi sia tra kata e kumite. La forma
estetica esteriore dei kata, il loro richiamo ad una forma di danza, confondono
colui che non conosce la genesi dei kata ed il mascheramento delle tecniche al
loro interno. Si crea così uno scollamento tra kata e kumite che porta ad una
scorretta comprensione del karate. Molti maestri parlano della importanza del
kata, senza peraltro sapere perchè il kata è fatto sotto forma di danza e senza
sapere che la forma di danza è arte marziale; questo è molto difficile da
spiegare ed è difficile capire questa relazione. Questa incomprensione ha però
una implicazione assai preoccupante. Quando, chi intepreta il kata come una
forma di danza, lo insegna ai propri allievi nel modo in cui lo ha percepito,
inevitabilmente inserisce delle variazioni all\'interno del kata stesso. Ad ogni
passaggio da istruttore ad allievo vi saranno delle variazioni che avranno come
risultato finale un kata profondamente modificato poichè coloro che cambiano i
kata classici non conoscono la teoria e non sanno perchè pratichiamo i kata. Se
sapessero come tradurre questi movimenti in tecniche di combattimento, allora
non ci sarebbero più cambiamenti e la tradizione sarebbe preservata. Nello
Shorei Kan si dice spesso che modificare i koryu kata è un crimine e che il
compito di una certa generazione di karateka è quello di tramandare i kata
classici inalterati alla generazione successiva. I koryu kata sono il nostro
patrimonio (perchè da essi attingiamo tutte le tecniche della nostra arte) e
tocca a noi preservarlo nel miglior modo possibile.
D: Shihan,
come possiamo capire un kata?
R: Il primo passo da compiere è capire come sono nati e si sono sviluppati i
kata. In breve, bisogna capire che tutto il processo è iniziato migliaia di anni
fa e vi è stato un lungo cammino durante il quale è avvenuta una
cristallizzazione da cui sono scaturite le arti marziali dei templi cinesi e
quindi il Goju-ryu di Okinawa. Per questo motivo è importante la tradizione e
per questo motivo noi la rispettiamo.Essa è il risultato della vita e del lavoro
di centinaia di generazioni di maestri. Personalmente ho elaborato una teoria
sugli stadi di sviluppo del kata, a partire dalla tradizione orale che è stata
approvata dal maestro Toguchi.
D: Ci può
dare delle delucidazioni su questa teoria?
R: Ci sono stati quattro stadi nello sviluppo dei kata: -il primo stadio è stato
copiare la natura (in particolare gli animali ed i loro combattimenti). A questo
livello si praticava sempre kumite a coppie. -il secondo stadio fu la creazione
di esercizi a solo ma senza una organizzazione direzionale. In questo periodo vi
furono forti influenze del buddismo Chan, del taoismo e di esercizi per la
salute tipo Do-In. Ci sono tuttora delle scuole cinesi che eseguono questo tipo
di esercizi. -il terzo stadio nacque da esigenze di compattamento delle tecniche
ed è quello in cui nasce il concetto di diagramma Embusen. Si stabilirono delle
regole per modificare i kata e renderli più facili da praticare. Questo è il
livello di parecchi stili di kung fu. -il quarto stadio è il kata artistico di
Okinawa. Il passaggio dalla Cina ad Okinawa fu caratterizzato dal temperamento
mite ed artistico del popolo dell\'isola che introdusse enfasi sulla eleganza ed
espressività dei kata. Questo è, in estrema sintesi, il lunghissimo processo che
ha portato i kata dal primo al quarto stadio. Oggi è certamente impossibile
pensare di ricostruire cosa vi era al primo livello.
D: Come si
ricollega questa teoria al Kaisai no Genri.
R: Il
Kaisai No Genri consiste in tre principi fondamentali e molti altri secondari.
Naturalmente i primi tre sono i più importanti. Gli altri lo sono un po\' meno,
ma sono altrettanto utili per la comprensione dei kata. Se non seguiamo questi
principi, non riusciremo mai a ritrovare le tecniche reali di combattimento
celate nei koryu kata. I tre principi fondamentali sono: 1. Non fatevi ingannare
dai movimenti del kata, che sono regolati dall\'Enbusen 2. Nel kata avanzare
significa attaccare ed indietreggiare significa difendersi 3. Nel kata
l\'avversario è sempre uno solo e davanti a voi
D. Sono
abbastanza vaghi. E\' difficile comprenderne l\'esatto significato.
R. Naturalmente! Non per nulla stiamo parlando di una teoria segreta. Se tutto
fosse alla luce del sole non sarebbe più un segreto. Comunque lasciatemi
spiegare il primo principio del Kaisai no Genri. Dice testualmente : Non fatevi
ingannare dai movimenti del kata, che sono regolati dall\' Enbusen. La
coreografia del kata si basa sulle regole del diagramma Enbusen. Le tecniche
utilizzate nei kata si chiamano Hyomen Gi (Tecniche esteriori). Le Hyomen Gi
furono create per poter comporre delle forme di kata, simili alla danza ed
eseguibili da soli. Sono tecniche modificate. Il Kaisai è il lavoro di ricerca
delle tecniche di combattimento originali, create dagli antichi maestri e questa
ricerca deve essere fatta al di là dell\'apparenza delle Hyomen Gi. Queste
tecniche originali, una volte ritrovate, si chiameranno Kaisai Gi. Il
significato ultimo del primo principio fondamentale del Kaisai no Genri è
proprio questo: Non confondete le Hyomen Gi con le Kaisai Gi. Ciò significa:
\"non pens ate che il movimento del kata sia la tecnica reale\". Questo
principio è alla base della teoria del Kaisai e di molti gravi fraintendimenti.
Esso sancisce il fatto che le tecniche originali sono veramente nascoste nelle
tecniche del kata e quasi sempre non sono simili alle relative tecniche
camuffate. In altre parole se non si conoscono le regole del Kaisai è
impossibile recuperare le tecniche originali. La grandezza degli antichi maestri
sta nella costruzione di questi kata che hanno una logica esterna già coerente
ma nascondono un patrimonio infinito sotto forma di altri movimenti.
D. Questo
significa che non possiamo utilizzare le Hyomen Gi per il combattimento reale?
R. No, non ho detto questo. Ho semplicemente detto che le Hyomen Gi non sono le
Kaisai Gi. Alcune Hyomen Gi sono molto efficaci anche nel combattimento reale,
ma quelle tecniche sono ovvie nel kata e riconoscibili da chiunque. Ciò ci fa
capire che i nostri predecessori non consideravano importante celarle agli occhi
delle altre scuole. Non sono tecniche segrete.
D. Ci può
spiegare le regole del diagramma Enbusen?
R. Enbusen letteralmente significa linee di sviluppo del kata. E\' il diagramma
che regola le direzioni degli spostamenti nel kata (Diagramma A). Venne
stabilito quando gli antichi maestri cominciarono a creare i kata di Karate da
eseguirsi da soli. Tutti i kata del Karate di Okinawa, indipendentemente dallo
stile, seguono questo diagramma.
D. Ma, mi scusi Shihan, in nessuno dei koryu kata del Goju-Ryu ci si muove in direzioni così semplici. Per esempio, nel kata Saifa, all\'inizio, avanziamo a zigzag. Come si spiegano questi spostamenti con un diagramma tanto semplice?
R. E\' un\'ottima domanda. Il nome completo dell\'Enbusen è: Kata no Kihon Enbusen (Enbusen basilare del kata). E\' importante sapere che ci sono due tipi di Kihon Enbusen: il primo è lo Shu (principale) Enbusen, l\'altro è il Fuku (supplementare) Enbusen. Entrambi hanno la stessa forma, ma hanno funzioni differenti: lo Shu Enbusen è considerato la mappa di base del kata e non si muove; mentre il Fuku Enbusen si muove sulle linee dello Shu Enbusen come fosse un battello pilota. Prendiamo ad esempio il kata Saifa. Guardate il diagramma B. Il punto di partenza del kata si chiama Shu Kiten. Nel kata Saifa avanziamo nella direzione H partendo dallo Shu Kiten. Nel punto in cui ci fermiamo, immaginiamo un nuovo Kiten (Fuku Kiten) e stabiliamo un Fuku Enbusen nella stessa direzione dello Shu Enbusen. Questo è il Primo Fuku Enbusen. Ora eseguiremo le tecniche secondo questo diagramma; la tecnica successiva seguirà le direzioni del primo Fuku Enbusen, non dello Shu Enbusen. Nel kata Saifa il passo successivo si esegue verso la direzione G1 partendo dal Fuku Kiten 1. Ed ancora, nel punto in cui ci fermiamo, stabiliremo un nuovo Kiten (Fuku Kiten 2) ed il Secondo Fuku Enbusen nello stesso modo in cui abbiamo stabilito il primo. Una volta terminate le tecniche sul secondo Fuku Enbusen, avanziamo ancora verso H2 (Diagramma C). Continuiamo così, stabilendo molti Fuku Enbusen sullo Shu Enbusen. Alla fine del kata Saifa, l\'ultimo Fuku Kiten, si sovrappone allo Shu Kiten. Questo principio, secondo il quale il kata finisce al punto d\'inizio, si chiama Kiten Shuketsu no Genri (regola della fine del kata sul Kiten)
D. Di
conseguenza, la regola dell\'Enbusen fu stabilita per poter creare dei kata
molto compatti, eseguibili da soli?
R. Esattamente.
D. Allora,
seguendo la regola di Kiten Shuketsu no Genri, dobbiamo terminare il kata sul
punto Kiten. Se non terminiamo sul Kiten non avremo eseguito il kata
correttamente?
R. No. Questa regola fu stabilita per coloro che crearono i kata, non per noi
che li eseguiamo. Alcuni kata di Goju-Ryu terminano con lo Shu Kiten e l\'ultimo
Fuku Kiten sovrapposti, altri no. Se gli antichi maestri non si preoccuparono
troppo di sovrapporre il punto di partenza ed il punto di arrivo e crearono
alcuni kata di conseguenza , come potremmo noi terminare il kata sul Kiten? Se
un kata non segue questa regola e lo eseguiamo secondo gli intendimenti
originari non commetteremo nessun errore terminando il kata lontani dal Kiten.
D. Ci sono
altre regole che riguardano l\'Enbusen?
R. Si. Esiste la regola dell\'equilibrio dei passi. I kata, normalmente, sono
stati creati in modo da controbilanciare i passi. Per esempio, se avanziamo o ci
muoviamo verso destra, indietreggeremo o ci muoveremo verso sinistra durante il
movimento successivo. Un\'altra regola importante e quella della Limitazione del
numero di ripetizioni dei passi. Nel kata di Goju-Ryu Suparinpei, vi è una
ripetizione di quattro passi; questo è il massimo. Tre passi sono più
comunemente utilizzati in altri koryu kata. Esistono molte altre regole del
diagramma Enbusen, ma quelle che vi ho spiegato sono le più importanti.
D. Così,
se ho ben compreso, i kata sottostanno a numerose regole?
R.
Esattamente. Ecco perché il primo principio ci esorta a non lasciarci ingannare
dai movimenti del kata. E\' sorprendente il numero di persone che, erroneamente,
considerano i movimenti del kata, vere e proprie tecniche di combattimento.
Cerchereste di mantenere l\'equilibrio dei passi durante un combattimento reale?
\"Sono andato in avanti prima, quindi adesso devo tornare indietro per mantenere
l\'equilibrio dei passi\". Oppure non fareste il quinto passo consecutivo per
non superare il numero di ripetizione dei passi stabilito? Nessuno si
comporterebbe così durante un combattimento reale. Ma le Hyomen Gi sono state
disegnate in questo modo e seguono queste regole. Le tecniche dei kata sono
artificiali, mentre le tecniche reali di combattimento devono essere spontanee.
Dobbiamo sempre tenerlo a mente.
D. Ma come
facciamo allora a trovare la relazione tra Hyomen Gi e Kaisai Gi se i movimenti
dei kata non hanno nulla a che fare con le tecniche reali di combattimento?
R. Per rispondere a questa domanda dovremmo analizzare la seconda regola : Nel
kata avanzare significa attaccare, indietreggiare significa difendersi.
D. Shihan
può spiegarci come facciamo allora a trovare la relazione tra Hyomen Gi e Kaisai
Gi se i movimenti dei kata non hanno nulla a che fare con le tecniche reali di
combattimento?
R. Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare la seconda regola : Nel
kata avanzare significa attaccare, indietreggiare significa difendersi. Vale a
dire che in tutti i koryu kata ad un passo in avanti corrisponde una tecnica di
attacco; ad un passo indietro, una tecnica di difesa. Ad esempio molti pensano
che le due tecniche gedan uke in shiko dachi del kata Seyunchin siano due
parate. Se verificate osservando gli spostamenti, noterete che si esegue un
passo avanti ed uno indietro. Le tecniche kaisai sono, quindi, un attacco ed una
difesa. Le tecniche dei kata sono Hyomen Gi; non fatevi ingannare dai movimenti
esteriori e non confondeteli con le vere tecniche di combattimento. Questo
principio è una delle basi del sistema Shorei-kan iniziato dal maestro Miyagi e
completato dal maestro Toguchi ed è stato da loro utilizzato per creare tutti
gli esercizi dell\'Hojo Undo, i Fukyu kata e tutti i vari tipi di kumite (kiso,
bunkai, jissen...). Se uniamo ora i primi due principi in iziamo ad intravedere
la bellezza della architettura dei kata e la possibilità di costruire
interessanti applicazioni.
D. Già da
questa breve analisi dei primi due principi fondamentali del Kaisai cominciamo a
comprendere la complessità e la bellezza dei kata classici. Cos\'altro aggiunge
il terzo principio?
R. Il
terzo principio è:\"Nei kata l\'avversario è sempre uno solo e di fronte a
noi\". \"...sempre uno alla volta...\"; nel karate, anche se si deve combattere
contro cinque avversari, si deve ricondurre il combattimento a cinque
combattimenti uomo contro uomo. E\' sempre uomo contro uomo e faccia a faccia.
Nei kata classici, ci sono anche delle tecniche di difesa da attacchi alle
spalle, ma il principio delle tecniche di karate è di pensare sempre al faccia a
faccia. Per gli attacchi da dietro c\'è un\'altra teoria.
D. Eppure
si vedono spesso applicazioni di kata eseguite con più avversari...
R. Questo è un esempio di incomprensione della teoria del kaisai: si confonde il
movimento del kata con la tecnica di combattimento reale e le direzioni
dell\'embusen con il numero di avversari con cui si combatte. In un
combattimento reale sarebbe assurdo fare tre passi avanti e tre pugni per
colpire una persona lontana, sarebbe assurdo fare una parata a destra solo
perchè ne ho fatta una a sinistra precedentemente; allo stesso modo è assurdo
pensare che se arriva un pugno destro devo pararlo per forza con la sinistra
perchè nel kata il movimento è quello. Le tecniche del kata non sono le tecniche
del kaisai. Una altra importante precisazione va fatta sul Bunkai. Molti maestri
dicono che kaisaigi è come bunkaigi, che le tecniche dei bunkai sono le tecniche
del kaisai. A costoro dico solo che il maestro Miyagi, colui il quale ha creato
i bunkai, non usava bunkai come sinonimo di kaisai (ndr. i due termini, in
giapponese sono sinonimi). Per questo motivo molte scuole hanno fatto un\'e
norme confusione. La teoria del bunkai non è la teoria del kaisai. Questi sono i
tre principi fondamentali. Se applichiamo questi principi possiamo trovare delle
tecniche che quanto meno sono molto simili a quelle originali; se non li usiamo
non troveremo mai le tecniche originali. Si può ora intuire perchè ogni singola
tecnica di un kata è molto importante; non è sufficiente ricordare le tecniche,
ma occorre eseguirle correttamente in ogni dettaglio.
D. Ora si
capisce perchè i kata classici sono così importanti....
R. Avrete almeno capito perchè si praticano i kata. Questo è l\'unico modo per
preservare la tradizione. I kata sono molto importanti, ma se sono cambiati da
qualcuno non si ha più modo di ritornare alla forma originale; questo è il loro
punto debole. Alcuni maestri, cambiando le tecniche dei koryu kata ed
insegnandole modificate ai loro allievi, hanno legittimato questi ultimi, una
volta diventati istruttori, ad apportare ulteriori modifiche. Così in breve
tempo si distrugge un\'arte marziale. Questo è un punto molto, molto triste
riguardo al karate. Molte persone non capiscono perchè si eseguono i kata, e si
arrogano il diritto di cambiarli con la giustificazione del \"ah così è
meglio..\" ed ogni giorno inventano tecniche nuove. Una volta modificata, anche
solo nei minimi particolari, la tecnica originale è perduta per sempre.
D. Cosa
altro ci può dire sulla teoria del kaisai?
R. Questi esposti sono i tre principi fondamentali della teoria che è però ben
più complessa ed articolata. Essa si basa anche su altri principi secondari e su
dei corollari.
D. In
conclusione di questa spiegazione ci può mostrare, con l\'ausilio di alcune
immagini, un esempio di confusione tra hyomengi e kaisaigi?
R. Certamente, il mio testo giapponese è ricco di questo genere di spiegazioni
che fanno ben comprendere l\'uso di questa teoria. Prendiamo in analisi la
tecnica tate hiji uchi in nekoashi dachi presa dal koryu kata Seyunchin. Essa
viene eseguita due volte di seguito arretrando in surii-ashi. L\'analisi Kaisai
prende in considerazione tutti gli elementi della tecnica perchè hanno tutti un
significato. Arretrare abbiamo visto vuol dire tecnica di difesa, il numero
delle ripetizioni successive di una tecnica ha un altro significato, il fatto
che si arretri in surii ashi e non in ayumi ashi è un\'altra informazione e così
via.
Vediamo la tecnica del kata, nelle successive due, l\'applicazione hyomengi, che alcuni sostengono essere la tecnica originale. In questo caso, essendo stati bloccati alle spalle, ci si libera con questo movimento delle braccia colpendo con il gomito all\'indietro l\'avversario. Prima di analizzare questa applicazione dobbiamo aggiungere un\'altro aspetto sulle tecniche \"Kaisai\". Le tecniche del Kaisai sono sempre dinamiche, mai di difesa personale statica. Certo si possono estrarre questo tipo di tecniche dai kata ma è un discorso secondario. Inoltre bisogna pensare che le tecniche che venivano elaborate dai grandi maestri erano tecniche per combattere contro esperti avversari. Per questo motivo le tecniche del kaisai rispondono sempre alla domanda: \" è questa la tecnica più efficace per risolvere questa situazione?\" Quando è possibile si ricorre sempre a tecniche risolutive come un mae-geri ai testicoli, un hiji uchi o simili. Naturalmente ad attacchi con tecniche esperte corrisponderanno parate e contrattacchi adeguati. Senza quindi ricorrere alla teoria del kaisai è quasi sempre possibile smascherare una tecnica Hyomengi per il fatto che quella situazione si può risolvere in modo evidente con una mossa più semplice od efficace. Nel nostro esempio, inoltre, in un vero combattimento tra due esperti, chi attacca alla schiena non si avventurerà certamente in un bloccaggio come quello della foto C che lo espone comunque ad una serie di possibili contrattacchi assai pericolosi. Egli da dietro colpirà con violenza la schiena dell\'avversario con i pugni o con il ginocchio. Questo è un concetto fondamentale: le tecniche del Kaisai sono tecniche concepite per veri combattimenti tra esperti, non sono per la difesa personale da attacchi banali, o per il combattimento agonistico. Questo è uno dei motivi per cui questa applicazione sicuramente non è Kaisaigi. Un altro aspetto è l\'efficacia che deve sempre essere evidente e sperimentabile nella tecnica originale. In questo caso è chiaro che, se la persona che fa la presa stringe in modo adeguato, non si può uscire in questo modo dal bloccaggio. Non dimenticate mai che dietro alla teoria c\'è sempre la pratica del combattimento; verificate le vostre tecniche praticamente. Nel caso specifico provate a liberarvi in questo modo dalla presa di un uomo sufficientemente forte. Abbiamo già visto che la tecnica kaisai deve essere una parata e questa hyomengi non è una parata. Abbiamo anche detto che le tecniche originali sono concepite per un combattimento in cui si fronteggia l\'avversario. Si nota quindi grazie a questo esempio come si possa vedere facilmente se una tecnica sia stata estratta usando la teoria del Kaisai o no.
D. Allora,
qual\'è la tecnica kaisai dell\'esempio visto?
Nel nostro esempio la tecnica Kaisaigi è una parata contro un attacco di mae
hiji uchi, tecnica assai difficile da parare. In questo caso si arretra e si
colpisce un atemi preciso del braccio dell\'avversario con il proprio gomito.
D. Abbiamo
così capito come si smascherano le false kaisagi, ma come si fa a risalire alle
tecniche vere dai movimenti del kata?
R: Il modo in cui si estrae la tecnica originale è un segreto della scuola
Shorei-Kan e si inizia a studiare nel programma di esame a partire dal livello
di sandan. Si può solo dire che si usano le regole del Kaisai (che sono molte)
secondo la stessa teoria.
D. Allora
con gli elementi che ci ha messo a disposizione possiamo anche noi cimentarci
nello smascheramento delle false kaisaigi
R. Si, divertitevi pure in questa sorta di esercizio teorico, ma non dimenticate
il principio fondamentale e primario del karate: praticare, praticare,
praticare!!!
D. Shihan,
cosa può aggiungere sulla teoria del kaisai?
R. Ci
tengo a sottolineare che non è vero, come in Giappone asserivano molti maestri
(prima che uscisse il mio lavoro), che durante la seconda guerra mondiale tutti
i maestri che conoscevno la teoria dei kata sono morti; noi siamo qui! Io ho
scritto a partire dalla nostra storia, non mi sono inventato nulla. Molti
maestri mettono a punto delle loro teorie personali, inventano delle storie; io
ho scritto un libro per spiegare in modo accurato cosa è la teoria del Kaisai e
per portare prova che esiste ancora. Ci tengo particolarmente a riportarvi
quanto ho voluto che fosse scritto sulla fascetta esterna del libro
giapponese:\"questo è il testo della teoria del karate goju-ryu che ho scritto
partendo dall\'insegnamento del maestro Toguchi e del maestro Miyagi (loro
l\'hanno tramandato, io ne ho scritto)\".
D. Ci può
spiegare perchè ha dedicato il terzo capitolo all\'argomento \"le impressioni
sul karate (in Giappone)\"?
R. In Giappone oggi l\'immagine del karate è assai bassa e le opinioni al
riguardo sono assai negative. A mio avviso la causa principale del decadimento e
il jiyu kumite che fu introdotto in Giappone, non ad Okinawa. Come ho già detto
il karate di Okinawa era molto più artistico per cui l\'allenamento era molto
più incentrato sul kata che non sul kumite, direi all\'ottanta per cento kata ed
al venti kumite se non addirittura novanta-dieci. Ci sono ancora oggi ad Okinawa
dei maestri che insegnano nel modo antico e la cui lezione si svolge nel
seguente modo: kata poi makiwara, pausa poi ancora kata e makiwara...
D. Poi che
accadde?
R. Intorno al 1920 i maestri Miyagi, Mabuni, Funakoshi andarono ad insegnare in
Giappone a Tokyo, Kyoto, Osaka, Kobe per diffondere l\'arte. Essi iniziarono ad
insegnare nelle università perchè il karate, essendo sconosciuto in Giappone,
era escluso dal circuito ufficiale delle arti marziali. Il karate fu introdotto
dai maestri di Okinawa e fu naturalmente introdotto nel modo in cui le persone
erano solite praticare in Okinawa, il che vuol dire che vi era enfasi sulla
pratica dei kata. Quando questo sistema fu introdotto in Giappone, gli studenti,
i quali non capivano l\'importanza dei kata, pensarono che non fosse ancora una
arte marziale completa ed iniziarono a modificarla usando l\'idea di arte
marziale che i giapponesi già possedevano. Da qui inizia la grande confusione
del karate. Gli studenti introdussero il jiyu kumite (che ad Okinawa non era
praticato) perchè erano insoddisfatti dalla pratica dei kata, iniziarono da soli
e si crearono le regole prendendo a prestito dalle alt re arti marziali termini
come ippon e waza-ari. Il loro scopo non era però quello di fare evolvere il
karate bensì quello di competere per divertirsi. In questo processo è però
venuto a mancare un controllo, una supervisione dato che furono gli studenti a
decidere tutto.
D. Ma i
maestri non dissero nulla?
R. Oh, no! I maestri richiamarono duramente gli allievi ma questi, anche alle
spalle dei maestri, non desistettero. I maestri di Okinawa provavano una forte
avversione al jiyu kumite. Vi voglio citare due storie eloquenti. Shinken Taira
Sensei era allievo di Funakoshi Sensei e si trasferì a Tokyo per fargli da
assistente. Taira ha raccontato a Toguchi Sensei che, ai tempi dell\'introduzione
del jiyu kumite, egli girava con altri istruttori per le palestre di boxe di
Tokyo a cercare studenti che praticavano combattimento libero
\"clandestinamente\". Quando li scovava, dava loro una lezione davanti a tutti
per esortarli a terminare quella pratica alle spalle di Funakoshi Sensei. Il
secondo esempio mi riguarda in prima persona. Durante i primi anni di studio con
Toguchi Sensei, desideravo fare jiyu kumite contro la sua volontà. Io lo
praticavo alle sue spalle ma quando egli mi scoprì, si arrabbiò moltissimo ed
entrambe le volte che accadde mi allontanò dal dojo per più di un mese. Penso
che ora sia chiaro l\'atteggiamento dei maestri di Okinawa nei confronti del
jiyu kumite. Ciò che è difficile spiegare è però il particolare clima che vige
nelle università in Giappone, ove lo studente gode di privilegi e di una
gerarchia del tutto particolari, e che ha permesso che si verificasse quanto vi
ho detto.
D. Poi che
accadde?
R. Come ho detto, furono gli studenti universitari ventenni ad introdurre il
jiyu kumite. Il primo problema nacque al riguardo della sicurezza. Quando si è
giovani, si è spavaldi e \"bulli\" e, specialmente in Giappone, gli studenti
amano molto certe attività. Il karate universitario divenne violento, il che non
fu un problema sino a che fu praticato solo tra studenti, ma pose grandi limiti
al suo sviluppo quando divenne popolare e fu necessario proporlo a bambini,
persone anziane o comunque con altre motivazioni. Il problema della incolumità
dei praticanti è allora diventato assai importante. Per questo motivo Miyagi
Sensei volle supervisionare questo processo per fare progredire il karate come
arte marziale e come sistema educativo. Egli volle un sistema con buone regole e
protezioni per potere organizzare competizioni di karate con sicurezza.
D. Shihan,
cosa pensa del jiyu kumite oggi?
R. Penso che l\'idea del jiyu kumite sia corretta. Anche Miyagi Sensei pensava
che fosse giusta l\'idea di fare competizioni in un sistema di sparring. Egli
voleva creare un sistema di combattimento con protezioni dato che sapeva che il
karate non era ancora completamente sviluppato. Egli scrisse in \"karate-do
Gairyaku\" (note generali sul karate-do) nel 1936 che avrebbe desiderato seguire
lo spirito delle arti marziali giapponesi creando un tipo di combattimento
adatto a competizioni di sparring. L\'alternativa sarebbe stata di rimanere
indietro rispetto al judo ed al kendo. Miyagi Sensei desiderava fare come Jigoro
Kano nel judo e Shusaku Chiba nel kendo. Lavorò a questo progetto, creò un
sistema, delle regole, delle protezioni. Durante il suo soggiorno a Tokyo
progettò e fece costruire delle protezioni, ma non ne fu soddisfatto, dato che
queste si ruppero sotto i colpi portati. Miyagi Sensei iniziò questo lavoro
prima della guerra ma non lo concluse sia per le sue precarie condiz ioni di
salute dopo la guerra che per l\'isolamento di Okinawa dal Giappone a causa
della occupazione americana. In quel periodo era veramente difficile uscire dall\'isola.
Dopo parecchi anni Toguchi Sensei capì il desiderio di molti allievi di
competere e proseguì l\'idea di Miyagi Sensei. Arrivò ad organizzare per due
anni di seguito delle competizioni Shorei-kan a Tokyo ma, non pago del
risultato, le sospese. Egli non era pienamente soddisfatto del risultato e
lasciò incompiuto il lavoro. Quando compresi la teoria del Kaisai ed arrivai a
padroneggiarla, ripresi il lavoro iniziato dai maestri Miyagi e Toguchi. Il mio
approccio è stato però diverso. A mio avviso è importante stabilire prima delle
regole e studiare successivamente delle protezioni ad hoc. I miei predecessori
presero delle protezioni e stabilirono successivamente delle regole peraltro
abbastanza generiche. Le loro regole erano quelle del combattimento
completamente libero come si usava una volta e non vi era praticame nte alcuna
limitazione dei colpi. Io non so precisamente che regole ci fossero al tempo di
Miyagi Sensei ma Yagi Sensei mi ha riferito che quando provarono ad Okinawa le
protezioni fatte a Tokyo dal Maestro, un praticante si prese un nukite negli
occhi con le conseguenze che si possono immaginare. L\'idea da cui partirono era
quella di usare qualunque tecnica dei kata, senza alcuna limitazione di tecnica
o di bersaglio. Ma, come ho detto, non si può tirare agli occhi, e, anche se si
indossa una maschera del tipo da kendo, non si può colpire di tsuki al mento, è
comunque troppo pericoloso.
E\' fondamentale il fatto che le tecniche debbano essere limitate. Nel judo Jigoro Kano Sensei limitò atemi waza, kansestsu waza, tutte tecniche del ju-jitsu che erano però troppo pericolose nel combattimento libero. Lo stesso discorso vale per il kendo moderno come per la scherma occidentale.
Penso che un buon esempio per il karate possa venire anche dagli sport olimpici. Nei giochi olimpici tutte le competizioni come la maratona, il lancio del peso, il giavellotto e così via dicendo, hanno origini belliche. Nella loro evoluzione hanno preso la forma attuale per poter competere con sicurezza. Si è cercato di rendere tutti gli sport più sicuri possibile e facili da arbitrare. In questo modo sono cresciuti e sono arrivati alle olimpiadi. Questa è la direzione che deve prendere anche il karate, per seguire le altre arti marziali e gli sport. Ancora oggi il rischio di farsi male in una gara di karate è troppo alto perchè comunque il controllo dipende dall\'avversario. Per cui io cerco di prenderlo ma lui cerca di prendere me per cui accadono gli incidenti. Bisogna considerare bene questo aspetto. La risposta è: bisogna indossare protezioni adeguate. Inoltre bisogna usare delle buone tecniche marziali, con il giusto kime e deve trasparire il giusto spirito. Solo in questo modo si può rendere la pratica più interessante e mantenere lo spirito dell\'arte marziale. Da queste considerazioni, dalle esperienze di chi mi ha preceduto ed ispirandomi alle altre arti marziali sono giunto alla creazione dello Shiai kumite Shorei-kan.