L'importante è che il tesserato o praticante sia sereno.
Eventskarate 24 giugno 2010
Di Addetto stampa
Divide et impera (locuzione in lingua latina «dividi e domina»).
"Il metodo che adottano per controllare l'opinione pubblica è antico come il mondo ed infallibile, ne aumentano le fazioni riducendo le interazioni, moltiplicando le incomprensioni e dividendo le persone" Frankie Hi Nrg Mc
Oppure "Guelfi e Ghibellini…, e che sono un ghibellino io?????", recitava così un sempre vivo Totò in una scena del film di "Miseria e Nobiltà".
Panem et circenses; per non pensare riempiamoci bocca e stomaco. “Controllori “di società sportive con relativi “soldatini” che avanzano come da abitudine richieste subdole ed ormai superate: cosa mi date? Un altro dan od un incarico?
Non c'è niente da fare o da stupirsi: la storia è fatta di rivalità. Basta leggere un qualsiasi libro di storia per capire che, in qualunque notizia, evento, racconto: è onnipresente l'ostacolo! La porta chiusa da non aprire, il rivale in amore, l'imprevisto, l’ambizione, il denaro, la catastrofe profetizzata... Insomma qualsiasi paletto si possa interporre tra i protagonisti e la meta prefissata.
E quale disciplina sportiva se non il karate vive di rivalità? In Italia almeno, nasce con l’arrivo di “Luigino e Peppiniello”, quando in giro per i palazzetti dello sport, ti ritrovi circondato da “amici” che, nella più imprevista metamorfosi delirante, si trasformavano da semplici ragazzotti per bene in veri e propri ingenui a caccia di baruffa. Il motivo? La federazione del cuore, ovvio! Cosa che a 12 anni trovi incredibili, a 20 anni ti fanno ridere, a 30 ti infastidiscono a 50 anni, diventano semplicemente un'abitudine da sopportare con distacco, e a 70 anni ed oltre sono tristi.
Non so... a volte ho la sensazione che sia comodo parlare di cose che finiscono per intorbidire l'acqua: così nessuno ci capisce e ci vede più niente. Salvo poi puntare sul 'volemose bene', sul lieto fine.
Vi chiederete il perchè di questo articolo.
Primo, la FIK è una realtà ormai, il fatto in se è, che ha suscitato interesse, meraviglia, curiosità, risate, sdegno e paura, basta spulciate in giro per il web. È che a me personalmente, di questo piacerebbe parlare. E spiegare e dimostrare, che se la comunicazione può servire ad aprire alcune “zucche”, scrivere qualcosa di sano, allora comunicazione sia.
Secondo, se il karate è praticato da migliaia di persone dai 4 agli 80 anni questa visione del karate può anche diventare universale.
Terzo, ben venga finalmente la libera concorrenza anche in Italia, in modo tale che tutti i leader delle maggiori federazioni siano stimolati a far sempre meglio, e che ogni praticante ha oggi la possibilità di scegliere.
Quarto, nella visione di una federazione come di una qualsiasi gara "l'importante è che il tesserato o praticante sia sereno".
Ottuso? Certo che sì: ma se non penso al karate in questa maniera per me il karate non ha senso.