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eventskarate 01 giugno 2006
Conclusi a
Bonn i campionati europei di taekwondo, con uno
storico successo per la squadra azzurra. La
nazionale italiana, infatti, torna a casa con un
bottino di due ori e tre bronzi, risultato che
le ha consentito di piazzarsi al quarto posto
della classifica finale a squadre. Uno dei due
ori l'ha conquistato Federica Mastrantoni,
atleta delle Fiamme Azzurre, il gruppo sportivo
della Polizia Penitenziaria. Questo il ritratto
della giovane campionessa.
LA CAMPIONESSA DELLA PORTA ACCANTO
di Raul Leoni
A vederla così, timida e delicata, si potrebbero
trarre conclusioni affrettate. Federica
Mastrantoni ha solo 19 anni, la
incontri sul pianerottolo di casa e la scambi
per la ragazza della porta accanto: con quegli
occhialini professorali che fanno tanto
studentessa di belle speranze. Errore, clamoroso
errore: Federica è una campionessa vera, dal
dicembre 2005 fa parte della Polizia
Penitenziaria in qualità di atleta delle Fiamme
Azzurre e, in una fantastica serata di venerdì
26 maggio, ha conquistato a Bonn la medaglia
d'oro ai Campionati Europei di Taekwondo.
E qui, ci perdoneranno gli esperti del settore,
occorre un breve excursus esplicativo.
Il Taekwondo - pronuncia "tecondò" - è
un'antica arte marziale coreana, diventata
disciplina olimpica a partire dai Giochi di
Sydney 2000. Il nome è, appunto, di orgini
coreane: composto dalle parole "tae" (colpire
col piede), "kwon" (pugno) e "do" (arte).
E, a questo punto, anche chi non ha mai visto un
incontro può già immaginare cosa sia questo
sport di tipico combattimento: una specie di
danza su un quadrato, nella quale gli avversari
cercano di colpirsi su un bersaglio definito
valido (corpo e volto) con pugni e,
prevalentemente, con calci, ossia con azioni che
determinano l'attribuzione di un punteggio. Ogni
match prevede tre riprese di tre minuti
ciascuna, con 60" d'intervallo.
Detto questo, torniamo al nostro discorso: una
dolce fanciulla romana, per la precisione di
Velletri, cosa c'entra con il Taekwondo, come ha
fatto questo sport a diventare una parte
importante della sua vita, al punto da farle
vincere un titolo europeo? Il mistero ce lo
svela lei stessa: "Papà Mauro era un vero
appassionato di arti marziali - ricorda
Federica - Ero piccola, 5 o 6 anni appena, e
mi portò in giro per tutte le palestre di
Velletri: io entravo, guardavo e giudicavo, con
la mia testolina". Karate, no: non si
poteva colpire l'avversario. Judo, neanche:
troppi fronzoli, tecniche un po' statiche.
Taekwondo, ecco sì, Taekwondo: "Mi piacque
subito, c'era il contatto pieno con
l'avversario". Capito la ragazzina? Roba da
non crederci!
Perché la nostra futura campionessa è sempre
stata una ragazza tranquilla, ma sul quadrato si
trasforma in un'arma letale, fatta di
aggressività e al tempo stesso di armonia. E sì,
nel Taekwondo è fondamentale sorprendere il
rivale: non sta lì, davanti a te, solo per farti
da bersaglio. Lo devi ammaliare, con le finte,
con gli attacchi diversivi, lo devi portare a
scoprirsi e poi, quando trovi il suo punto
debole, è lì che lo devi colpire senza pietà:
"Diventa come un gioco, dove la testa e il
piano tattico diventano fondamentali", dice
l'atleta. Violento, sì, può essere considerato
uno sport violento, come tutte le discipline di
combattimento: ma c'entra anche il cervello.
Lei, Federica, è cresciuta nel Taekwondo Musado,
una palestra della sua città, ma ora è in
pratica in raduno permanente con la nazionale
azzurra al centro federale dell'Acquacetosa, a
Roma: è lì ha trovato un maestro, di nome e di
fatto, in Yoon Soon-Cheul.
Bravi, avete indovinato: è coreano, come coreano
- ma ora italiano, perfettamente integrato da
noi - è l'attuale presidente federale
Park Sun-Jae, colui che portò per la
prima volta questo sport in Italia, nel 1965. In
realtà appena ieri, per una disciplina che in
Oriente ha una storia lunga più di 2000 anni.
Non ci crederete, ma anche una campionessa
d'Europa ha i suoi punti deboli: per la giovane
Mastrantoni è l'altezza. La nostra ragazza
combatte nella categoria fino ai 55kg ed è alta
1 metro e 64: sembrerebbe tutto normale, se non
fosse che le avversarie, soprattutto quelle di
scuola est-europea, hanno tutte uno stacco di
gambe da far paura. Questione di razza, se ci
lasciate passare il termine non perfettamente "politically
correct", ma espressivo. Ed allora Federica,
ragazzina dai geni mediterranei, deve supplire
con il tempismo, che in questo sport è una dote
importante.
Una tattica che non le era riuscita l'anno
scorso a Riga: la sua prima medaglia importante,
un bronzo europeo, ma le era stata fatale la
semifinale con l'altissima croata Zubcic, poi
vincitrice della finale: "Per la verità ero
anche un po' appagata: in semifinale, quasi alla
prima esperienza internazionale di livello
assoluto". Stavolta, alla Hardtberghalle di
Bonn, le cose sono andate diversamente: al
secondo turno si è trovata di fronte un'altra
atleta più prestante, la serba Gorjup, e non le
ha lasciato scampo (7-3 il punteggio). Dopo aver
fatto fuori altre due rivali pericolose, come la
greca Fotaki (5-0) e la spagnola Rica (5-3), è
arrivata alla finale per l'oro, opposta alla
russa Margarita Mkrtchyan: "E' un'atleta
esperta, aveva già fatto i Giochi Olimpici di
Atene nel 2004". La russa ha impostato
subito un match d'attacco, pronti-via e già in
vantaggio per 3-0: "Ma non mi sono
scomposta, sapevo di poter recuperare". E'
stato proprio così: subito 1-3 in apertura del
secondo round e poi il pareggio, con un calcio
al viso da due punti. In quel momento Federica
ha capito che poteva far suo l'incontro e nella
terza ripresa ha mantenuto un piccolo ma
decisivo vantaggio, vincendo per 5-4.
Ora cambia molto, soprattutto perché l'atleta
romana diventa una delle punte di diamante della
formazione azzurra in vista dei Giochi di
Pechino 2008: i successi continentali ottenuti
in Germania hanno caricato tutto l'ambiente, 2
ori e 3 bronzi per un secondo posto nel
medagliere di Bonn. Certo, fuori dal Vecchio
Continente, le cose cambiano un pochino: ma
Federica ha già dimostrato di avere i numeri
giusti per imporsi anche in campo mondiale. Non
per niente l'anno scorso è stata già quinta
nella rassegna iridata di Madrid e bronzo nei
Giochi Mondiali Universitari di Smirne.
Intanto ha coronato un sogno, entrando a far
parte delle Fiamme Azzurre: una scelta che per
il Gruppo Sportivo della Polizia penitenziaria
si sta rivelando fortunata e per Federica
un'iniezione di serenità e fiducia. Come accade
a tutti i protagonisti delle discipline "minori"
- ma vincenti - che fanno grande lo sport
italiano. E poi, ad aiutarla ci sarà anche
Viorel, il suo ragazzo di origini romene, anche
lui atleta e conosciuto in palestra a Velletri:
a 19 anni, la campionessa della porta accanto ha
bisogno del suo affetto e delle attenzioni della
sua famiglia per crescere e vincere ancora.
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