Osgood-Schlatter
Dott. Alessio Morandi
Il morbo d’Osgood-Schlatter è una patologia dell’età evolutiva, che colpisce in maggior modo gli atleti agonisti, praticanti quelle discipline ove l’utilizzo degli arti inferiori è prevalente.
L’evoluzione del karate agonistico, ha determinato una sempre più precoce intensificazione dei programmi d’allenamento e di preparazione atletica. I giovani per ottenere risultati di rilievo, devono aumentare i carichi di lavoro non rispettando a volte le fasi d’accrescimento.
Questa patologia dal nome molto particolare ( dovuta ai nomi degli scopritori) è a carico della tuberosità tibiale, zona dove s’inserisce il tendine rotuleo; l’incremento della forza del quadricipite determina una trazione su questa inserzione, che nell’età evolutiva non ha ancora ossificato data la presenza di una zona cartilaginea che permette la crescita. La sintomatologia si presenta con un dolore vivo nella zona anteriore tibiale, che potrebbe ricordare la sensazione di una forte contusione. Il dolore può essere presente sia a riposo che durante l’attività sportiva o durante le semplici funzioni quotidiane e perdurare anche lunghi mesi( solitamente 2 – 8) nei quali l’attività fisica va notevolmente ridotta e nei casi più gravi, sospesa.
Negli episodi ove l’attività va solo ridotta si è soliti eseguire bendaggi funzionali che cambiano l’asse meccanico del tendine, si utilizza il tape ma con determinate accortezze, dato che a lungo andare possono impedire il processo di guarigione, non consentendo, con la loro compressione sui tessuti, il giusto apporto vascolare.
Le cause dell’insorgere di questo morbo non vanno solo ricercate nell’ipertrofia muscolare del quadricipite, ma anche nel non corretto sinergismo fra catene muscolari. La causa a mio avviso predisponente nel karate dipende dal cambiamento morfo-funzionale della zona lombare conseguente all’utilizzo dei calci.
Le frequenti azioni che prevedono la flessione dell’anca sul busto, determinano infatti un’ accentuazione della lordosi lombare dovuta all’azione primaria dell’ileo psoas, il conseguente antivergere del bacino induce poi un cambiamento sugli equilibri meccanici del ginocchio (recurvatum) che determinano una tensione sul tendine rotuleo, inoltre gli affondi, eseguiti durante gli attacchi di pugno, possono aggravare la situazione.
Pertanto la terapia prevede il riposo, l’assunzione di farmaci antinfiammatori per via sistemica che topica, ma soprattutto ginnastica di riequilibrio e stretching della loggia posteriore degli arti inferiori, dell’ileopsoas e della muscolatura paravertebrale estensoria.