Titolo originale: Rentan Goshin Toudi Jutsu.

 

Di Fabrizio Comparelli

 

Autore: Gichin Funakoshi.

 

Casa editrice e anno di pubblicazione:

Ko Bun Do, Tokio19221;

Daisoku Bundo, Tokio 19252.

 

Traduzioni inglese:

Master Publications 1994, col titolo To-te jitsu, trad. dal giapponese di Shingo Ishida;

Kodansha International 2001, col titolo To-te jitsu: The original teachings of Master Funakoshi, trad. dal Giapponese di John Teramoto.

 

Traduzione italiana:

Edizioni Mediterranee 2004, col titolo Karate-Jitsu. Gli insegnamenti del Maestro, trad. dall’edizione inglese (Kodansha 2001) di Andrea Tranquilli.

 

 

Negli ultimi anni si è assistito, anche in Italia, ad un rinnovato interesse per le radici storiche e culturali del karate, sia per quello prettamente okinawense e considerato “originale”, sia per quello sviluppatosi in Giappone. In questo contesto, speciale merito hanno le Edizioni Mediterranee, che hanno sempre un avuto una particolare attenzione per la pubblicazione e la divulgazione di libri di rilevante importanza tecnica e storica. Uno dei primi best-sellers in tal senso è stato Karate-Do, il mio stile di vita (trad. it. Edizioni Mediterranee 1987), di Gichin Funakoshi, che può essere senza dubbio annoverato tra i migliori libri di karate, pur non contenendo la descrizione di una sola tecnica o di un solo kata. È da questo genere di libri che ogni generazione trova nuovi spunti e nuovi stimoli per riflettere sui significati più profondi del karate-do e per indagare una tradizione così affascinante e ricca di misteri ancora insoluti.

Su questa stessa linea, per citare solo le pubblicazioni più recenti, si collocano L’essenza del Karate-do di Okinawa (trad. it. Edizioni Mediterranee 2002) e I Grandi Maestri di Okinawa (trad. it. Edizioni Mediterranee 2002), di Shoshin Nagamine e, sempre di Funakoshi, Karate-do Nyumon (trad. it. Edizioni Mediterranee 1999).

A questo ricco patrimonio culturale si aggiunge ora anche quello che è in assoluto il primo libro di karate mai scritto. In effetti, se si escludono il manoscritto dei precetti di Bushi Matsumura (1882), il testo sul kumite di Hanashiro Chomo (datato 1905, ma esistente solo in riproduzione fotografica parziale in Karate-do Taikan di Genwa Nakasone, 1938), e il manoscritto delle Dieci Lezioni di Anko Itosu (1908), To-te jutsu è il primo tentativo di divulgare ampiamente il karate attraverso una pubblicazione.

Il libro ha, peraltro, una vicenda editoriale particolare.

Appena giunto in Giappone dalla natia Okinawa, grazie all’interessamento di Jigoro Kano che lo aveva invitato per dimostrare al pubblico giapponese il karate, al maestro Funakoshi fu chiesto di scrivere un manuale che aiutasse i suoi allievi a meglio memorizzare gli insegnamenti e i kata. Tra i suoi studenti di allora figurava il celebre pittore Hoan Kosugi (1881-1964) il quale era venuto in contatto con il karate per la prima volta durante un viaggio ad Okinawa, dove era andato per dipingere alcune tele. Tornato in Giappone, il suo interessamento per il karate continuò e divenne allievo di Funakoshi. Nel 1922, dunque, per rispondere alle pressanti richieste dei suoi studenti, Funakoshi, nel giro di un mese, scrisse e pubblicò Ryukyu Kenpo Karate. Hoan Kosugi realizzò gli schizzi, volti ad essere utilizzati come una sorta di pro-memoria, piuttosto che a fornire una descrizione precisa della tecnica. Fu sempre Hoan Kosugi a disegnare la tigre stilizzata, oggi simbolo dello Shotokan, che compare praticamente in tutte le edizioni dei libri di Funakoshi e che è famosa quanto le foto dell’anziano maestro Funakoshi che campeggiano in ogni dojo shotokan e no.

Il libro, nonostante la rapidità d’esecuzione e ideazione, ebbe un enorme successo. Basti pensare alle illustri personalità che fin da subito contribuirono alla popolarità di Funakoshi e del suo karate, degnandosi di scrivere una prefazione al libro e contravvenendo alla imperante mentalità nazionalistica giapponese che vedeva negli okinawensi una sorta di fratelli inferiori. Ciò aiuta a comprendere come abilmente Funakoshi riuscì a convincere fin da subito gli strati alti della società giapponese dell’utilità e dell’efficacia del karate. Nel 1922, dunque, i prefatori furono:

 

1)       il marchese Hisamasa, ex governatore di Okinawa

2)       L’ammiraglio Yashiro

3)       Il Vice-Ammiraglio Ogasawara

4)       Il Conte Shimpei Goto

5)       Il Tenente Generale Oka

6)       L’ammiraglio Kanna

7)       Il professor Higaonna

8)       Bakumonto Sueyoshi, del giornale Okinawan Times

 

Purtroppo le lastre originali del libro andarono distrutte nel terribile terremoto di Kanto che nel settembre 1923 devastò Tokyo e dintorni. Soltanto nel 1925 Funakoshi riuscì a ripubblicarne una nuova edizione, pressoché immutata nei contenuti, ma con l’enorme differenza che fu lui stesso a posare per le foto dimostrative dei kata e di svariate tecniche.

Un’altra delle caratteristiche di To-te jutsu è proprio il titolo, infatti nel periodo 1922-1935 (anno di pubblicazione del libro tecnicamente più importante di Funakoshi, Karate-do Kyohan in cui per la prima volta è ufficializzata il cambiamento da “mano cinese” a “mano nuda”) il termine karate è ancora scritto con gli ideogrammi che indicano la Cina (To) e non con quelli che diverranno famosi in tutto il mondo. La scelta, nella traduzione italiana, di non conservare il titolo originale to-te jitsu o toudi jitsu, va ascritta senz’altro alla poca familiarità del pubblico nostrano con la terminologia okinawense originale del karate.

Il valore di To-te jutsu è unico, non solo per le foto di Funakoshi, che mostrano come le tecniche dello stile shuri-te erano eseguite intorno al 1920 (lo Shotokan è ancora lontano), ma per l’insegnamento profondo contenuto nell’introduzione di Funakoshi. Il karate pian piano abbandonava la sua veste di arte omicida relegata all’isola di Okinawa, veste scomoda, da cui Funakoshi cerca subito di prendere le distanze, per diventare una disciplina marziale sempre mortalmente efficace ma anche e soprattutto spirituale, degna di entrare a far parte del Budo giapponese.

 

Il libro è diviso in III parti per complessivi VI capitoli, così intitolati:

 

1)       Cos’è il karate?

2)       Il valore del karate

3)       Addestramento ed educazione al karate

4)       Analisi sistematica del karate

5)       Principi fondamentali e kata

6)       Altri commenti sulla storia e lo studio del karate.

 

Il capitolo 5 è quello in cui sono raccolte le foto di Funakoshi. Il maestro, dopo aver illustrato le tecniche di pugno, calcio e alcune proiezioni, dimostra per intero e commenta i kata Pinan-shodan (che poi diventerò Heian-nidan), Naihanci shodan (il futuro Tekki-shodan) e koshukun (che poi verrà chiamato Kanku-dai). Vengono poi commentati e spiegati per intero, corredati di illustrazione fotografica solo dei passaggi più significativi i rimanenti kata pinan, naihanci nidan e sandan, seishan (Hangetsu), Passai (Bassai-dai), Wanshu (Enpi), Chinto (Gankaku), Jitte, Jion. I nomi sono ancora quelli okinawensi e suonano strani ai praticanti dello shotokan odierno, ma non ai praticanti di Shito-ryu e Wado-ryu, ad esempio.

Il volume in questione, come tutte le pubblicazioni di Funakoshi, è un gioiello dall’enorme valore storico, che offre, superando i limiti che l’evoluzione tecnica impone ai praticanti, gli immutabili principi del vero karate-do.