UN’ ARTE CHIAMATA KARATE

Eventskarate 08 ottobre 2010

Di Roberto De Luca

Disciplina delle Arti Marziali: Karate, che letteralmente significa mano vuota.

In molti ricorderanno che, negli anni Settanta, e talvolta nei primi anni di questo secolo, quando ci proponevamo nelle sedi istituzionali del nostro Paese, nazionali e regionali, sportive e politiche, spesso eravamo costretti a riscuotere sguardi sbigottiti poiché taluni dei nostri interlocutori non avevano la benché minima conoscenza del nostro sport, e tanto meno erano a conoscenza  del ruolo che avevamo sviluppato e che avremmo continuato a svolgere nel contesto del panorama sportivo italiano e mondiale.

Non ripenso certamente a quei periodi con rimpianto, sia beninteso.

La rievocazione di quegli anni e di quelle circostanze è qui finalizzata a descrivere quanto siamo riusciti a percorrere in un lasso di tempo relativamente breve. Quella che allora finiva per essere considerata un’arte pressoché sconosciuta, oggi è a tutti gli effetti una disciplina dove si coniugano tradizione e agonismo, a cui si riconosce il merito di aver saputo diffondere il messaggio di un’Italia che lavora operosamente e che sui tatami del mondo ottiene egregi risultati.

Per il senso di concretezza che mi caratterizza, non voglio in questo articolo tessere un panegirico sproporzionato dell’operato di tutti noi, ma è senz’altro apprezzabile ammettere che in passato il karate, per molti sconosciuto, ora con la FIK (Federazione italiana Karate) si è tramutato gradualmente in una disciplina praticata in una Federazione dove molti desiderano accedere. Ed ecco che sulla scia di questo argomento, arriviamo a quel concetto dell’immagine della nostra federazione (FIK) che sarà una delle chiavi determinanti su cui perseverare nei prossimi giorni e nei prossimi anni.

Nonostante abbia appena affermato che l’immagine del karate si presenti in una veste assolutamente diversa, e per diversa intendo assolutamente migliore, rispetto ad alcuni anni fa, è altrettanto vero che dobbiamo ancora approfondire diversi settori nei quali occorre ancora farci apprezzare con pienezza. La FIK ha saputo essere espressione di successo nel nostro Paese, ma ha saputo nel contempo essere veicolo di solidarietà, di aiuto e di sviluppo. Penso alle rilevanti iniziative a favore dello sport, della tradizione, della cultura, della ricerca scientifica e all’attenzione riservata agli atleti disabili, iniziative che vengono promosse regolarmente sia a livello federale sia regionale e soprattutto societario, ed è a queste associazioni impegnate nel sociale che voglio tributare la mia profonda gratitudine. Penso inoltre alla promozione che abbiamo condotto in favore del karate e delle società sportive in generale attraverso gli stage e le vittorie dei nostri atleti nelle più prestigiose vetrine internazionali.

Tutto questo ha profondamente trasformato l’immagine del karate in Italia: oggi c’è l’alternativa, la possibilità di ritrovare e ritrovarci a praticare karate con dignità. Ma c’è molta strada da compire ancora, e non possiamo illuderci che i risultati ottenuti siano sufficienti per consentirci  di “abbassare la guardia”. Occorre invece continuare a operare con convinzione perché la Federazione Italiana Karate, a cui anni addietro si guardava con sorpresa se non addirittura con sospetto, possa conquistare sempre maggiore popolarità e gradimento.

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