Il commento

Le poltrone eterne del Coni uno sport solo per le star

  eventskarate 07 maggio 2009

 

di FABRIZIO BOCCA                                                                                                                                                                                                                

fonte http://www.repubblica.it/2009/04/sport/calcio/bocca-razzismo/commento-coni-2/commento-coni-2.html


Nel segno del rinnovamento Gianni Petrucci, 63 anni, è stato rieletto per la quarta volta alla presidenza del Coni, che guida ormai da dieci anni. Nel 2012 quando arriverà a fine mandato Petrucci diventerà il secondo presidente rimasto più a lungo sulla poltrona numero 1 del Foro Italico. La classifca infatti nel 2012 sarà questa: Onesti 32 anni, Petrucci 13, Carraro 9, Pescante 5, Gattai 2, Grandi 1.

Non che Petrucci non sia un dirigente bravo, furbo quanto basta, esperto come pochi altri e abilissimo navigatore della politica tanto da resistere a qualsiasi colore di governo, a qualsiasi bufera doping o crisi economica che sia: il problema è il pervicace attaccamento alla poltrona dei nostri dirigenti sportivi. La sostanziale impossibilità di cambiare è un dato di fatto del nostro sport: si cambia solo quando la legge vieta di rinnovare in eterno il mandato. Lo sport italiano in genere cambia solo per sfinimento e vive nella reale impossibilità di sapere se qualcun altro sa e può fare meglio. La candidatura di Chimenti era invero abbastanza velleitaria: venendo dal golf non ha mai governato un sport di grande popolarità (il calcio, l'atletica e così via), non ha mai fatto vita di palazzo. Ma ci ha provato.

In realtà la corsa non è mai esistita, come dimostra anche il risultato dell'elezione (55 a 24) . E anche se c'è un netto passo avanti rispetto all'ultima rielezione bulgara: 69 voti a 0 con un candidato unico... Petrucci appunto. Lo sport italiano aveva un delfino in Luca Pancalli, 45 anni, presidente del Comitato Paralimpico Italiano, già commissario della Federcalcio ai tempi di Calciopoli, vicepresidente del Coni, uomo espertissimo di politica dello sport, già individuato da tempo come possibile uomo guida del movimento, ma al momento di muovere il passo è sparito. Stai buono non è il tuo momento.

 

Un tempo il Coni era sufficientemente indipendente dalla politica e addirittura autonomo finanziariamente. Persa la possibilità di autofinanziarsi col Totocalcio - distrutto dai tempi, dalle scommesse e dalle macchinette mangiasoldi - il Coni è ora completamente dipendente dalla politica. Si resta al comando dello sport in base al gioco o all'appoggio del governo. Perfino le candidature alla presidenza ne sono condizionate: il presidente della Federnuoto Barelli, pensava di sfruttare in proposito lo scranno Pdl di parlamentare, salvo poi scoprire di non avere l'appoggio del partito e si è ritirato. Lo Stato - e questo è il vincolo principale - finanzia il Coni con 470 milioni all'anno: e da allora l'autonomia è finita o quasi.

Ma mettiamo da parte la politica. Ormai il vertice dello sport è vetrina pura o quasi. Si governa lo sport in base alle medaglie e ai titoli mondiali conquistati. Siamo campioni mondiali di calcio e siamo fra i primi dieci paesi al mondo nel medagliere olimpico. Ogni olimpiade che passa perdiamo qualche medaglia per strada, ma siamo pur sempre una potenza. Di certo possiamo dire - questo sì - di fare la lotta al doping più seria. Ma anche noi abbiamo i nostri scheletri negli armadi: vedi lo scandalo Rebellin. E anche se si potrebbe fare molto di più e non limitarci a una corsa a chi trova meglio le schifezze dentro una provetta.

Puntiamo tutto o quasi sulle organizzazioni. Dopo i mondiali abbiamo fatto la corsa agli Europei (perdendola) ma abbiamo ottenuto i Mondiali di nuoto e la finale di Champions League e altri ancora.

Per i mondiali di nuoto abbiamo riempito Roma di piscine (e anche di parcheggi...), e di villaggi, che in parte non saranno finiti e in buona parte, sicuramente, saranno utilizzati male in futuro. Siamone certi. E in ogni caso si dovrà pagare l'ingresso a qualcuno per nuotare.

Sappiamo mettere alla grandissima Phelps e la Pellegrini dentro una piscina, ma non sappiamo metterci un bambino di 12 anni che ha bisogno di muoversi. Quasi tutto lo sport a livello giovanile ed extrascolastico è affidato a società dilettantistiche che però chiedono rette mensili che tantissime famiglie non possono permettersi. Lo Stato nello sport di tutti i giorni è assente, o quasi.

Non è nemmeno giusto e democratico: se la scuola non mi fa muovere, perchè devo pagare per un mio diritto?.                    

E il Coni, comunque la si pensi, è lo Stato visto che ne riceve ormai sostentamento.

Nei discorsi pre-elettorali Petrucci ha parlato di un miglior rapporto con la scuola, ma lo stesso disse dieci anni fa. E lo stesso disse prima di lui Pescante e prima ancora Carraro. Perché il Coni non sa stimolare da anni, i ministeri competenti su questo problema? Perché se ne lamenta e basta? Siamo tra i primi al mondo alle Olimpiadi e tra gli ultimi per l'educazione fisica a scuola. Entrate in una delle tante palestre scolastiche, dove il termosifone non funziona, il parquet è rigonfio, i muri sono scrostati, il tetto sfondato, il quadro svedese sfasciato e storto, e vi renderete conto che l'unico sport che ci interessa è quello chiacchierato.

f.bocca@repubblica.it

 

 

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